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Disruptive Approach: l’approccio innovativo a nuovi modelli di business

08 Febbraio 2023

Nel mondo che cambia, i modelli di business consolidati vengono messi sotto attacco, senza contare che l’era delle complessità globali rende sempre più difficile la competizione con i propri rivali.

Nel mondo che cambia, i modelli di business consolidati vengono messi sotto attacco, senza contare che l’era delle complessità globali rende sempre più difficile la competizione con i propri rivali.

Perché accade questo? I modelli di business come li conosciamo hanno vita breve. Le regole di base, per creare e acquisire valore economico, in passato rimanevano le stesse per anni o persino decenni, poiché le aziende cercavano di seguire gli stessi modelli di business meglio dei loro competitor.

Oggi invece le PMI si trovano ad affrontare nuovi momenti di difficoltà, soffrendo prima per la crisi pandemica, poi per l’inflazione, per l’aumento dei tassi di interesse e per le difficoltà di approvvigionamento di varie filiere. Tutto questo ha costretto le aziende, le organizzazioni e istituzioni, a far fronte a sfide mai viste prima, intraprendendo esperimenti e percorsi non pianificati.

Per prosperare oggi, come nel prossimo decennio, le aziende possono riformulare i loro modelli di business e creare strategie vincenti che durino nel medio-lungo periodo, ma come? L’innovazione richiede velocità e coraggio nel prendere le decisioni, insieme a tutte quelle abilità che permettono ad un’azienda di resistere a minacce e cambiamenti imprevedibili.

Come sfruttare il potere del Disruptive Approach per creare strategie vincenti

La parola Disruptive, che non ha un vero e proprio equivalente in italiano, nasce negli anni novanta da Clayton Christensen, uno dei maggiori accademici americani degli ultimi 30 anni.

Nonostante la business community ne abbia fatto un uso improprio per descrivere qualcosa di sorprendente o innovativo, in realtà vuole descrivere un’interruzione che genera disordine o, addirittura, sconvolgimento. Insomma, qualcosa di nuovo che mette violentemente in discussione lo status quo delle cose.

Avere un approccio disruptive quindi vuol dire essere in grado di comprendere le complessità e di individuare potenziali opportunità e minacce. È bene ricordare però che la disruption è un processo, non un singolo momento (di crisi/opportunità) o un’introduzione isolata di un prodotto. Un’azienda, qualsiasi sia il suo settore di riferimento, può seguire un metodo che comprende 5 punti ben distinti per navigare nelle complessità.

  1. Risolvere l’emergenza: ovvero la necessità del board o dell’imprenditore di determinare la portata, il ritmo e la profondità delle azioni da compiere, richieste a livello aziendale e territoriale.
  2. Resilienza: ovvero ricercare e includere nel proprio business l’abilità di resistere a minacce o cambiamenti imprevedibili, che permette sia di affrontare emergenze e crisi, che di uscirne ancora più forti. Anche qui, il board o l’imprenditore deve essere il primo a saper cogliere i segnali che evidenziano un cattivo stato di salute dell’azienda che guida.
  3. Rientrare nel business: per rientrare con energia nel business, è possibile che il leader dell’azienda debba rivalutare l’intero sistema aziendale, pianificando azioni contingenti al fine di riportare l’attività a una produzione regolare.
  4. Reinventare: i continui cambiamenti e discontinuità globali rendono mutevoli le preferenze e le aspettative degli individui come cittadini, come dipendenti e come consumatori. Questi cambiamenti hanno un grande impatto su come viviamo, lavoriamo e utilizziamo la tecnologia. Le aziende che si reinventano per trarre il massimo dalla loro intuizione e lungimiranza, man mano che le preferenze si evolvono, potranno avere un successo maggiore.
  5. Riformare: oltre ad affrontare i significativi cambiamenti sociali, le aziende devono sempre tenere in considerazione ogni strategia che rende possibile risolvere i problemi persistenti che interessano il proprio settore, evitando così le prossime crisi; includendo la sostenibilità, la flessibilità della forza lavoro e l’adattabilità alle situazioni e mercato.

Seguendo questi cinque punti chiave ed esaminando ogni elemento fondamentale del proprio modello di business, che in genere comprende le relazioni con i clienti; le attività chiave; le risorse strategiche; le strutture dei costi e i flussi delle entrate del modello economico, è possibile attuare diverse innovazioni e ristrutturazioni: un denominatore comune è la digitalizzazione, che ha portato il discorso dell’innovazione dei modelli di business in prima linea nelle agende aziendali.

In conclusione, nel disruptive approach è essenziale identificare e superare i luoghi comuni del business e coinvolgere tutti i componenti di una PMI per far emergere riflessioni e soluzioni differenti, oltre che un maggiore coinvolgimento da parte delle persone che lavorano nell’impresa.

PMI Tutoring supporta da anni le piccole e medie imprese italiane, osservando con attenzione l’evoluzione del mercato e facendo da filo diretto con le banche, le fa sedere dalla stessa parte del tavolo accompagnandole nel percorso finanziario. La conoscenza delle PMI e delle dinamiche banca-impresa, permette di avere un servizio personalizzato e qualificato con un’offerta modulabile a seconda delle esigenze dell’azienda.

Se la tua impresa ha bisogno di liquidità per stare al passo con l’innovazione, la presenza di un professionista può realmente fare la differenza.

 

Contattaci per scoprire la soluzione migliore per te.

Nel mondo che cambia, i modelli di business consolidati vengono messi sotto attacco, senza contare che l’era delle complessità globali rende sempre più difficile la competizione con i propri rivali.

Perché accade questo? I modelli di business come li conosciamo hanno vita breve. Le regole di base, per creare e acquisire valore economico, in passato rimanevano le stesse per anni o persino decenni, poiché le aziende cercavano di seguire gli stessi modelli di business meglio dei loro competitor.

Oggi invece le PMI si trovano ad affrontare nuovi momenti di difficoltà, soffrendo prima per la crisi pandemica, poi per l’inflazione, per l’aumento dei tassi di interesse e per le difficoltà di approvvigionamento di varie filiere. Tutto questo ha costretto le aziende, le organizzazioni e istituzioni, a far fronte a sfide mai viste prima, intraprendendo esperimenti e percorsi non pianificati.

Per prosperare oggi, come nel prossimo decennio, le aziende possono riformulare i loro modelli di business e creare strategie vincenti che durino nel medio-lungo periodo, ma come? L’innovazione richiede velocità e coraggio nel prendere le decisioni, insieme a tutte quelle abilità che permettono ad un’azienda di resistere a minacce e cambiamenti imprevedibili.

Come sfruttare il potere del Disruptive Approach per creare strategie vincenti

La parola Disruptive, che non ha un vero e proprio equivalente in italiano, nasce negli anni novanta da Clayton Christensen, uno dei maggiori accademici americani degli ultimi 30 anni.

Nonostante la business community ne abbia fatto un uso improprio per descrivere qualcosa di sorprendente o innovativo, in realtà vuole descrivere un’interruzione che genera disordine o, addirittura, sconvolgimento. Insomma, qualcosa di nuovo che mette violentemente in discussione lo status quo delle cose.

Avere un approccio disruptive quindi vuol dire essere in grado di comprendere le complessità e di individuare potenziali opportunità e minacce. È bene ricordare però che la disruption è un processo, non un singolo momento (di crisi/opportunità) o un’introduzione isolata di un prodotto. Un’azienda, qualsiasi sia il suo settore di riferimento, può seguire un metodo che comprende 5 punti ben distinti per navigare nelle complessità.

  1. Risolvere l’emergenza: ovvero la necessità del board o dell’imprenditore di determinare la portata, il ritmo e la profondità delle azioni da compiere, richieste a livello aziendale e territoriale.
  2. Resilienza: ovvero ricercare e includere nel proprio business l’abilità di resistere a minacce o cambiamenti imprevedibili, che permette sia di affrontare emergenze e crisi, che di uscirne ancora più forti. Anche qui, il board o l’imprenditore deve essere il primo a saper cogliere i segnali che evidenziano un cattivo stato di salute dell’azienda che guida.
  3. Rientrare nel business: per rientrare con energia nel business, è possibile che il leader dell’azienda debba rivalutare l’intero sistema aziendale, pianificando azioni contingenti al fine di riportare l’attività a una produzione regolare.
  4. Reinventare: i continui cambiamenti e discontinuità globali rendono mutevoli le preferenze e le aspettative degli individui come cittadini, come dipendenti e come consumatori. Questi cambiamenti hanno un grande impatto su come viviamo, lavoriamo e utilizziamo la tecnologia. Le aziende che si reinventano per trarre il massimo dalla loro intuizione e lungimiranza, man mano che le preferenze si evolvono, potranno avere un successo maggiore.
  5. Riformare: oltre ad affrontare i significativi cambiamenti sociali, le aziende devono sempre tenere in considerazione ogni strategia che rende possibile risolvere i problemi persistenti che interessano il proprio settore, evitando così le prossime crisi; includendo la sostenibilità, la flessibilità della forza lavoro e l’adattabilità alle situazioni e mercato.

Seguendo questi cinque punti chiave ed esaminando ogni elemento fondamentale del proprio modello di business, che in genere comprende le relazioni con i clienti; le attività chiave; le risorse strategiche; le strutture dei costi e i flussi delle entrate del modello economico, è possibile attuare diverse innovazioni e ristrutturazioni: un denominatore comune è la digitalizzazione, che ha portato il discorso dell’innovazione dei modelli di business in prima linea nelle agende aziendali.

In conclusione, nel disruptive approach è essenziale identificare e superare i luoghi comuni del business e coinvolgere tutti i componenti di una PMI per far emergere riflessioni e soluzioni differenti, oltre che un maggiore coinvolgimento da parte delle persone che lavorano nell’impresa.

PMI Tutoring supporta da anni le piccole e medie imprese italiane, osservando con attenzione l’evoluzione del mercato e facendo da filo diretto con le banche, le fa sedere dalla stessa parte del tavolo accompagnandole nel percorso finanziario. La conoscenza delle PMI e delle dinamiche banca-impresa, permette di avere un servizio personalizzato e qualificato con un’offerta modulabile a seconda delle esigenze dell’azienda.

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